Sicilia: il finto caos che precede le elezioni di novembre

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di Salvo Barbagallo

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All’osservatore (più o meno sprovveduto, o “normale”) che tenta di seguire le (apparenti) ingarbugliate vicende che stanno precedendo le prossime elezioni regionali in Sicilia, all’osservatore dell’ultimo momento (o momento “prima”) tutto può apparire come una grande bagarre, o più facilmente definibile come “caos”. A nostro avviso (ma come sempre potremmo essere in errore) non c’è nulla di arcano o di misterioso: gli incontri tra leader (o pseudo leader) di partiti, gruppi politici, aggregazioni di varia natura e di varia etichetta, sono le “consuete” sceneggiate a uso e consumo dei creduloni, molti dei quali (proprio a seguito dell’apparente bagarre) andranno alle urne confusi e senza avere (quantomeno) le idee chiare a chi dare la preferenza di rito.

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Nello Musumeci

Ufficialmente gli “incontri” hanno l’obbiettivo di “creare” alleanze e di costituire formazioni di individui che si dovranno presentare alla collettività, per avere “formalmente” il “visto” a governare.

È chiaro che, di fondo, ci sono lotte interne, lotte che si comprendono benissimo conoscendo quale è la posta in gioco: la “conquista” di una poltrona, che sia quella della Presidenza della Regione o quella di semplice (si fa per dire) “deputato”.

Destre e Sinistre sono ancora in cerca di un “personaggio” che li rappresenti al meglio nella “gara” per la Presidenza della Regione: ma chi ci crede? Sia alla destra che alla Sinistra non mancano di certo i “personaggi” che abbiano una loro “credibilità”, ed è inutile farne i nomi.

Lo abbiamo già scritto e torniamo a ripeterlo (anche se potremmo essere in errore): Sinistre e Destre non hanno alcuna voglia di vincere le imminenti elezioni. O, più che mancanza di voglia, hanno altri interessi, che sono quelli concernenti le altre elezioni, quelle nazionali che, quasi sicuramente, si terranno a scadenza naturale il prossimo anno.

La bagarre siciliana pertanto è possibile che equivalga al solito laboratorio dove devono essere testate le alleanze che conteranno nel 2018, quelle che dovranno determinare il governo nazionale. Dunque, ci sono interessi di più alto livello, che nelle alleanze “siciliane” devono trovare la “prova/provata” che potranno reggere nell’immediato futuro.

Con il consueto nostro ritornello, quello che dichiara che potremmo essere anche in errore, diciamo d’essere convinti che questo non tanto sottile gioco lo abbia pienamente compreso il presidente della Regione uscente, Rosario Crocetta che, senza attendere il beneplacito dei suoi stessi alleati, è partito con la “sua” campagna elettorale, sfoderando spudoratamente in centinaia di manifesti la ben nota frase di Antonio Canepa, “La Sicilia ai Siciliani”, nel tentativo di ammaliarli. Per sua sfortuna, Crocetta non può considerarsi una “sirenetta”, e il suo enorme faccione che esplode dai manifesti giganti (ma quanto costano?) non sappiamo quale “emozioni” possa provocare in chi lo guarda.

Gaetano Armao

Crocetta in contrapposizione sul piano “sicilianista” si ritrova Gaetano Armao, appoggiato (risibile forza elettorale) dai movimenti indipendentisti siciliani (veri o pseudo tali).

In una situazione simile più che legittima la pretesa auto candidatura di Nello Musumeci, che appare come il cieco di un occhio in mondo di orbi.

Tutto da ridere? No, di certo. Ma si comprende l’enorme possibilità di raggiungere il traguardo che ha il candidato del Movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri.

 

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